settembre 2006 - "La malattia diventa punizione e maledizione"

 

 Storie vissute/ Le emozioni e il dolore di un padre che ha perso il proprio figli all'eta di 18 anni dopo avere affrontato numerosi "viaggi della speranza"

 

Non ho Ia pretesa di parole di un'esperienza durata anni, le emozioni e il dolore che l'accompagnano. Io che I'ho vissuta, avrò bisogno di tempo per comprendere, maturare- vivere con questo peso. La mia famiglia ed io dovremo affrontare un cammino che non si conclude oggi, col saluto a nostro figlio. Ci sono però delle cose che tenterò di dire leggendomi dentro, sfidando il senso del pudore, il nostro dolore che vorremmo intimo, pudico solitario- tasto è grande e straziante vuole per un attimo diventare testimonianza di uomini verso altri uomini. E' un atto di amore che oggi parla delle vita di un ragazzo - amore verso Ia sua e la nostra terra, amore verso la vita e, la speranza di viverla piena e degna. Amore a volte negato, bistrattato, violato ed anche violentato- ma amore che anche davanti alla morte, tentennando e confuso, senza una rotta c direzione, non si vergogna di esserci perché un raggio di sole può essere tremulo, ma il sole non si spegne mai. E’ una cosa che dobbiamo a nostro figlio che abbiamo appreso da lui. Gli uomini di questa nostra terra sono andati via troppo spesso per cercare di sopravvivere, lasciando dietro di se una storia che nessun libro saprà raccontare che nessuna ragione potrà giustificare. Sono stati e sono ancora oggi Ie radici spezzate, i legami interrotti, gli affetti svaniti. II dolore dell'uomo a cui è negata Ia Iibertà di scegliere. Oggi questa storia continua, con popoli diversi, nell'ipocrisia di un mercato che chiamano libero e nell'indifferenza di chi non vuole guardare o, peggio, nel rifiuto di chi crede nelle superiorità razziali culturali. C’è un l’altro aspetto però -per certi versi ancora peggiore- che riguarda sempre Ia nostra terra del Sud, da dove si continua a partire per il lavoro e da dove non si è smesso di partire, facendo i viaggi della "speranza". Questo voglio testimoniare a voi- avendo fatto con mio figlio e per mio figlio, alla ricerca di una scienza medica, di un ospedale e una cura che do noi non esistono- o che esistono con i figli di un dio minore. Non ho le parole adatte per descrivere cosa si provi lungo questo percorso: alla malattia e alla preoccupazione, si aggiunge lo strazio di strappare il proprio caro fuori dalla sua terra, dai suoi parenti, amici e da tutto quello che sino a quel momento è stata la sua esistenza. E’ come strappare un pezzo di vita e di speranza. E' una lezione troppo dura per un giovane: non c’è modo di addolcire le brutalità che rimangono negli occhi e nell'anima di chi lo subisce. La malattia diventa punizione e maledizione. Credo, senza essere un medico, che questo incida non poco sull'umore e sulle possibilità effettive della guarigione. Non riconosciamo più il nostro corpo, non viviamo più nel nostro ambiente, non abbiamo più gli affetti che ci davano calore e forza: per cosa combattere e per cosa predere? Solo nell’istinto di sopravvivenza? Nell'uomo tutto questo, da solo, non basta. Mi sono fatto spesso delle domande, sempre le stesse, arrivando a comprendere che alcune non possono avere risposta ed altre, invece. pretendono da parte di tutti noi impegni concreti e non commiserazione o pietismo. Mi sono chiesto: Perchè tutto questo? Perchè sta capitando a mio figlio e a tanti altri ragazzi che sono alI'inizio della vita? io, da uomo, non riesco a Ieggere I'imperscrutabile. Niente e nessuno mi potrà spiegare perché un bambino, un giovane possa ammalarsi e concludere, molto prima del tempo naturale. la propria vita. Ho cercato una ragione mi sono chiesto i motivi dell'accanimento della sorte contro nostro figlio- i suoi miglioramenti i suoi ciclici c devastanti peggioramenti- Ia sua fine. ho rischiato la follia. So che non è facile, ma dobbiamo riconoscere i limiti umani e confidare in un disegno superiore che non ci è dato comprendere. Non sto parlando di rassegnazione passiva- il. senso di una vita sentita come inutile perché qualcuno ha deciso per noi, manovrandoci. I nostri spazi- il nostro libero arbitrio ci danno I'infinita possibilità delI'uomo che risponde ai propri simili del suo operato. Sono domande scomode a cui ognuno di noi dovrà rispondere- le domande vere che spesso ci infastidiscono perché sono graffianti, pungolano il senso di colpa della nostra indifferenza che ama la "tranquillità'” senza pensieri. Mi chiedo -è pretendo in questo campo una risposta- perché ancora non siamo in grado di curare un'infinità di malattie: che sono avvolte nel mistero- dove: la nostra science tentenna e annaspa, alternando momenti di sperimentazione e di speranza, a momenti di fallimento e di vite spezzate. Riusciamo a capire che i soldi investiti nella ricerca sono assolutamente ridicoli- sono una manciata di spiccioli per mettere a tacere la nostra etica di occidentali "evoluti"? Quella stessa etica . che appartiene agli uomini tutti, non ci può far chiudere gli occhi: se imparassimo a non bombardare. a non sperperare soldi negli strumenti di distruzione ed a investire quelle stesse risorse nella pace, nella concordia del popoli, nella ricerca, nella costruzione di ospedali, nelle medicine, nei vaccini, forse tante malattie non esisterebbero più. E volessimo uccidere i virus e non gli uomini, se volessimo debellare le malattie genetiche, i tumori, impareremmo a rispettare la vita riportandola al centro della creazione- dando voce all'amore verso la vita. Non chiudiamo i nostri occhi per favore: guardiamo la realtà - dando ognuno il nostro contributo- spendendoci sempre verso la vita da costruire, da godere, da assaporare, da amare. Mi chiedo poi, perché, abbiamo dovuto affrontare, con mio figlio, il "viaggio della speranza verso gli ospedali del Nord. Perché non abbiamo potato curare mio figlio nel suo ambiente, strappandolo alla sua terra, ai suoi amici, agli occhi di chi lo ha conosciuto ed amato. La risposta è terrificante ed ha significati di assoluto cinismo a cui vorrei non rassegnarmi mai- contro cui vorrò lottare sempre. Così vogliono pochi miseri uomini di potere in un gioco di mercato dove tutto ha un prezzo. compresa la vita dell'uomo ed i suoi valori. Così vogliono alcuni miseri uomini ossessionati ed ebbri di deliro di onnipotenza, che credono di poter decidere sul destino degli altri. dispensando la speranza di vita per pochi e Ia certezza di morte per tanti. Non rassegnamoci, per favore. ad essere cittadini ed uomini diversi dentro una stessa terra. Non rassegnamoci a dire ad un ragazzo chc deve morire perché è del Sud mentre se fosse state del Nord, forse sarebbe vissuto. In questo modo si spezza la vita, ed ancora peggio la speranza. Non ci serve la rabbia e lo spirito di rivalsa per aprire il cerchio di questo orrore - anzi la rabbia e la reazione prevista e preventivata di chi non vuole cambiare nulla di chi ha atteso in piedi il meccanismo dell'odio perché tutto rimanga immutato per la salvezza di questo potere. lo non ho una ricetta universale, ma ho appreso lungo il cammino con mio figlio il senso della solidarietà delI'uomo verso I'altra uomo. E' una cosa che non ha confini geografiche ho sperimentato al Sud che al Nord. Parlo del rispetto verso il dolore, la disponibilità e la comprensione della malattia intesa non solo come fatto fisico, Parlo, soprattutto, dell 'amore di tanti uomini ,che, al di là del ruolo medico, si spendono senza interesse, come fatto naturale- spontaneo ed istintivo. Sono uomini che non dimenticherò mai- che hanno alleviato Ia sofferenza di mio figlio, dandogli la forza che proviene dal calore umano e dal senso dell'amore. Sono uomini qualunque, semplici inservienti ed infermieri, volontari, come anche altri dottori che non hanno mai girato lo sguardo da un'altra parte per distruzione o per comodità: ci sono stati con amore, prima di ogni altra cosa. Questa è la testimonianza che vorrei rendere a voi: non è con odio che cambieremo qualcosa- ma con la grande forza dell'amore e della solidarietà, se sapremo dargli voce Mio figlio mi ha insegnato tutto questo: grazie figlio mio, soffro del tuo ultimo viaggio con me- gioisco della tua Iezione. Oggi il nostro dolore ha il senso del tuo coraggio del tuo amore.Iano Lentini(Papa' di Sergio) 

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